Federico Spinetta: dalla High School al College, in nome del "sistema" americano

Federico Spinetta nasce a Monza, il 5 novembre del 2002. Si innamora presto del tennis e cresce con il desiderio di non abbandonarlo mai, proseguendo il suo percorso di studi. Dopo un anno di High School, nello stato di New York, è approdato da poco alla Wingate University. Ci siamo fatti raccontare dal giovane atleta lombardo e da papà Marco l’importanza di una esperienza unica nel suo genere.

“La mia storia con il tennis è iniziata tanto tempo fa”, racconta Federico. “Avevo cinque anni e vedevo mio padre giocare e divertirsi. Ho scelto di provare e giorno dopo giorno è diventato un punto fermo della mia vita. Non ci si allena venti ore a settimana se non ti batte forte il cuore. Lo sport, nel mio caso il tennis in particolare, è un fine oltre che un mezzo: stare bene con sé stessi, con il proprio corpo, è fondamentale”.

Sport e studio, un connubio difficile da gestire ad alto livello. “Per il mio percorso di formazione – prosegue l’atleta della Wingate University – ho scelto un istituto tecnico e nel frattempo continuavo ad allenarmi, sebbene con alcune perplessità. Ho conosciuto la StAR durante una vacanza estiva, tramite un passaparola, e ho partecipato ad uno Showcase organizzato a Milano per approfondire in merito alla possibilità di trasferirmi negli Stati Uniti d’America per il mio quarto anno. L’idea si è trasformata presto in qualcosa di concreto e sono volato nello Stato di New York dove mi sono diplomato continuando ad allenarmi con costanza, iniziando a pensare al college. Mi sono trovato benissimo, sia con i compagni di corso che con l’allenatore. Da quelle parti un ragazzo viene valutato nel suo percorso a 360°, senza fossilizzarsi su aspetti come i compiti a casa o la perfezione assoluta in campo. A mio avviso è il modo migliore per crescere, ecco perché la ritengo un’esperienza che rifarei altre mille volte, senza dubbio”.

Dopo aver sostenuto in Italia gli esami di maturità, Federico è dal 14 agosto uno ‘student-athlete’ della Wingate University, nello stato della Carolina del Nord. “Occorre sempre darsi un budget al momento della scelta per poter vagliare al meglio tutte le opzioni. Ho scelto Wingate perché è un ottimo team della seconda divisione, in cui i ragazzi possono sviluppare al meglio le loro qualità. La mia major (laurea principale) sarà in finanza, mentre la minor in ‘accounting and economics’. L’impatto è stato duro ma so che non poteva essere altrimenti. Mi sembra di rivivere alcune sensazioni provate nella high school, dove impiegai del tempo per sciogliermi un po’. Ho voglia di imparare l’inglese e padroneggiarlo al meglio al fine di potermi muovere in tutti i contesti della vita. Le classi sono da circa quindici persone, il che consente di seguire le lezioni con grande attenzione. Spero di integrarmi a dovere con il coach ed il resto della squadra. Non vedo l’ora di vivere questa meravigliosa avventura”.

Dello stesso avviso Marco Spinetta, papà di Federico. “Cercare di capire in anticipo quale sarà il percorso del proprio figlio è fondamentale. Far coincidere studio e sport in Italia non è semplice ma prima di iniziare una nuova vita occorre avere determinati chiarimenti. Dai test da svolgere al concetto di borsa di studio, fino alla scelta dell’università: nulla deve essere lasciato al caso. StAR, per la nostra famiglia, è stata fondamentale da questo punto di vista e ci ha tenuto per mano passo dopo passo”.

Il viaggio come strumento attraverso il quale diventare adulti ed espandere gli orizzonti. “Gli Stati Uniti sono una realtà unica. L’abitudine sin da piccolo a girare l’Europa per disputare tornei ha aiutato Federico a non subire un impatto traumatico. I ragazzi devono vivere la loro vita con curiosità e, ahimè, troppo spesso mi accorgo di quanto siano i genitori ad avere paura di staccarsi dal proprio figlio. Vedo un grande limite in luogo di quell’energia positiva che dovrebbe proiettare i giovani verso un futuro che appartenga esclusivamente a loro. Da padri e madri abbiamo il dovere di cancellare le disillusioni, diffondere cultura e regalare ai figli, se possibile, un’esperienza impagabile. Non sempre vince chi arriva prima ma chi arriva più lontano”.

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